LIBERI DALLA FORMA

IL PRIMO BLOG NET-FUTURISTA

domenica, aprile 29, 2007

Breakdance: danza acrobatica per veri atleti

La Breakdance è un ballo acrobatico dalle caratteristiche spettacolari. Sarebbe meglio definirla una danza, perchè richiede un allenamento continuo e accurato. Una serie di passi, movimenti, rotazioni combinati in vario modo, utilizzando mani, piedi, ginocchia, testa.
Nata negli anni Sessanta, esplose nel corso degli anni Ottanta per poi perdere di visibilità negli anni successivi. Da qualche anno è tornata prepotentemente alla ribalta.
Il Neofuturismo non può che ammirare chi si esibisce nella breakdance. E' un ballo che riesce davvero ad esprimere energia, dinamismo e personalità.
Nulla a che vedere con la squallida massificazione dei balli di gruppo tanto in voga.
Vi propongo uno dei migliori esempi di breakdance trovati in rete.


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martedì, aprile 24, 2007

Le disfunzioni della scuola italiana: la valutazione

Le disfunzioni della scuola italianadal “Manifesto della Scuola Net.futurista”
- La valutazione -
Il peccato originale
Una grandissima parte dei problemi attuali (e passati) della scuola prende avvio nel momento in cui il docente (spesso per colpe non proprie, ma di una pessima legislazione in campo scolastico) inizia ad attribuire grande importanza al momento valutativo. La valutazione non può in alcun modo essere intesa dal discente come il termine ultimo dell’azione educativa. Il momento verifica/valutazione è soltanto uno strumento di supporto al processo formativo. Se il docente si rende responsabile di un simile fraintendimento va incontro inevitabilmente all’insuccesso professionale.
Le conseguenze
Nel momento in cui percepisce che il docente attribuisce grande importanza al momento valutativo, lo studente perde di vista gli obiettivi reali della sua formazione. A questo punto è portato a concepire lo studio come l’adempimento di un compito, di un obbligo. E sparisce nello stesso momento l’idea dello studio animato da passione e curiosità.
Primo danno: cognitivo
Il primo danno è puramente cognitivo. Le conoscenze frutto di uno studio finalizzato esclusivamente al momento della verifica/valutazione sono destinate a svanire in breve tempo. Solo lo studio animato da autentica motivazione, passione e curiosità porta a fissare nella memoria a lungo termine nuove nozioni.
Secondo danno: educativo
Ugualmente importante è la ricaduta educativa. Studiando in funzione del voto, l’alunno sviluppa una mentalità utilitaristica e poco onesta. Sintomi evidenti di questa disfunzione educativa sono quegli atteggiamenti meschini e sleali che lo studente mette in atto per arrivare a quello che diventa il suo unico scopo: prendere un voto alto, possibilmente più alto di quanto effettivamente merita. Ed ecco allora squallidi tentativi di copiare le verifiche scritte, tentativi di suggerire o farsi suggerire risposte nel corso delle verifiche orali, contestazioni delle valutazioni del docente, e altre simili miserie, che da tempo siamo abituati a vedere nelle nostre scuole.

Terzo danno: relazionale
Ma il danno probabilmente più grave è quello che si consuma a livello relazionale. In un contesto educativo dominato dalla valutazione, l’alunno è portato a vedere nel docente un giudice e non un maestro: un nemico e non un amico. Fondata la relazione su questi pessimi presupposti, tutto il resto è compromesso. La relazione si trasforma da educativa in conflittuale. E gli effetti sono disastrosi. Docente e discente saranno entrambi insoddisfatti del proprio ruolo, vivranno l’ambiente educativo con disagio e insofferenza, la serenità lascerà il posto al nervosismo e alla frustrazione.

Antonio Saccoccio

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giovedì, aprile 19, 2007

L'ha detto... Edgar Morin

"Penso che la missione propria dell’insegnamento sia di fare il contrario di quello che fanno i media. La tendenza a semplificare ed a ripetere è un atteggiamento contro cui la nostra cultura deve reagire".
Edgar Morin

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giovedì, aprile 12, 2007

F.T. Marinetti: Contro il lusso femminile

Pubblico un altro interessantissimo Manifesto di FTM: "Contro il lusso femminile". Sebbene Marinetti ecceda nei richiami all'istinto carnale, alla pederastia e alla razza, alcuni passi sono ancora oggi pienamente condivisibili. Anzi, se calcoliamo che il manifesto fu pubblicato nel 1920, alcune idee furono profetiche. Oggi la toilettite ha preso altre forme, forse anche più inquietanti ("lampade", chirurgia estetica, etc.). Ci sarebbe bisogno davvero di un manifesto del genere, questa volta indirizzato non solo alle donne, ma anche agli uomini.
Avrei senza dubbio cambiato il titolo al manifesto. "Contro il lusso femminile" non dà ragione delle idee fortemente innovative espresse da Marinetti (anzi sembra addirittura richiamare alla memoria la romana lex Oppia!).
L'idea di una donna che, pensando solo alla toilette, finisce per assomigliare a tutte le altre, perdendo il suo potere di seduzione.
L'idea della donna che sprofonda nella vanità.
L'idea che una donna troppo artificiosa non sia poi così attraente per un uomo.
L'idea di una donna che crea da sè il proprio abito.
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Contro il lusso femminile
  1. La mania sempre crescente del lusso femminile va manifestando, con la collaborazione dell'imbecillità maschile, i sintomi di una vera malattia, che si può chiamare toilettite.
  2. Questa mania morbosa costringe sempre più la donna a una prostituzione mascherata ma inevitabile. Avviene, in tutti i ceti, l'incosciente e vanitosa offerta del corpo femminile abbelliti dalla toilette. Cambiare tre toilettes al giorno equivale a mettere il proprio corpo in vetrina per offrirsi ad un mercato di maschi compratori. L'offerta ribassa il valore di preziosità e di mistero. L'offerta allontana il maschio, che disprezza la donna facile evuole scoprire e lottare per vedere.
  3. L'offerta a tutti, anche se non seguìta dalla vendita, esclude il monopolio. Per desiderare, il maschio deve poter sperare il monopolio.
  4. Questa mania morbosa spinge i maschi alla delinquenza.
  5. Questa mania morbosa uccide l'amore.
  6. Questa mania morbosa distrugge l'attrazione epidermica e il piacere carnale. La mania morbosa del lusso alimenta il fascino del corpo della donna quanto l'uso della nudità nei bordelli.
    I gioielli e le stoffe dolci al tatto distruggono nel maschio l'assaporamento tattile della carne femminile. I profumi sono ugualmente contrari al vero desiderio, perché raramente collaborano con gli odori della pelle, spesso si combinano con essi spiacevolmente, sempre distraggono e astraggono l'olfatto–immaginazione del maschio.
    Il maschio perde a poco a poco il senso potente della carne femminile e lo rimpiazza con una sensibilità indecisa e tutta artificiale, che corrisponde soltanto alle sete, ai velluti, ai gioielli, alle pellicce.
    Diventano sempre più rari i maschi capaci di prendere e gustare una bella donna senza preoccuparsi del contorno e del contatto di stoffe scintillii e colori. La donna nuda non piace più. I maschi si trasformano in gioiellieri, profumieri, sarti, modiste, stiratrici, ricamatori e pederasti. La toilettite favorisce singolarmente lo sviluppo della pederastia e si dovrà giungere presto a quel provvedimento igienico di un doge di Venezia, che obbligò le belle veneziane ad esporsi con le poppe ignude alla finestra, fra due candele, per ricondurre i maschi sulla retta via.
  7. Questa mania morbosa ingigantisce stupidamente nella donna la vanità, la distoglie dal maschio e la dirige verso il banchiere. L'ossessionante passione delle stoffe e dei gioielli spegne nella donna la sana irruenza del sangue e la gioia dell'abbandono carnale, e crea in lei una vera libidine di sete, velluti, gioielli.
  8. Questa mania morbosa che conquista epidemicamente e scimmiescamente tutte le donne, invece di differenziarle le uguaglia tutte e monotonizza le loro forze di seduzione. Studiate attentamente, in questi meriggi di sorprendente e luminosissima primavera anticipata, tutte le signore d'ogni paese che sfilano in via Vittorio Veneto, a Roma. Benché tutte elegantissime, sono tutte identiche. Tutte copie di due o tre modelli creati a Parigi. Cretinissima e tediosa sottomissione al gusto estero. Plagio idiota che l'istinto artistico del maschio finisce col disprezzare.
  9. Soltanto una donna concorrente o un pederasta valuta i dettagli delle sottovesti femminili. Il maschio, anche raffinato e artista, giudica in blocco l'assieme piacevole della donna che si sveste davanti a lui. Egli apprezza specialmente l'intelligenza fisica della donna.
  10. Ogni donna bella, lasciando alle anziane e alle brutte il lusso come unica difesa, deve inventare una sua foggia di vestito e tagliarlo da sé, facendo così del suo corpo, semplicemente adorno, un originalissimo poema vivente. Ogni donna deve camminare bene, sedersi, coricarsi con grazia. Molte signorine camminano a dorso curvo e a gambe larghe. Hanno bisogno tutte di ginnastica e di sport. Noi futuristi, barbari raffinatissimi, ma virilissimi, viviamo in tutti gli ambienti; siamo se non sempre amati, mai trascurati. Abbiamo interrogati i maschi più fortunati. Sono del nostro parere. Siamo dunque competenti e ottimisti non delusi. Parliamo in nome della razza che esige maschi accesi e donne fecondate. La fecondità, per una razza come la nostra, è in caso di guerra, la sua difesa indispensabile, e in tempo di pace la sua ricchezza di braccia lavoratrici e di teste geniali.
    In nome del grande avvenire virile fecondo e geniale dell'Italia, noi futuristi condanniamo la dilagante cretineria femminile e la devota imbecillità dei maschi che insieme collaborano a sviluppare il lusso femminile, la prostituzione, la pederastia, e la sterilità della razza.

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Il paragrafo 8 è semplicemente geniale. Potrebbe essere stato scritto anche oggi.

Propongo anche un titolo più adatto al Manifesto: "Contro l'artificiosa omologazione del gusto femminile".

I Neofuturisti sono decisamente contrari all'omologazione e all'artificiosità negatrice dell'istinto.

Antonio Saccoccio

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giovedì, aprile 05, 2007

Multi-Touch Interaction Research

"Volgete lo sguardo attorno a voi: tutto quello che vedete l’ha creato l’uomo, l’abbiamo creato noi. Non ci sono limiti alle nostre facoltà creative"

(dal Manifesto del Neofuturismo)

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mercoledì, aprile 04, 2007

Giovanni Papini: l'uomo che non accetta il mondo

Un Uomo finito di Giovanni Papini resta uno dei libri più veri del Novecento. Ci sono almeno una ventina di passi notevolissimi e una decina che andrebbero riportati in tutte le antologie letterarie.
Nel capitolo XLVII, intitolato “Chi sono”, Papini cerca di indagare il proprio animo, come sempre, in modo assolutamente sincero.
Vi riporto la parte finale del capitolo.
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"Io son rimasto, insomma, l’uomo che non accetta il mondo e in questo mio atteggiamento ostinato consiste l’unità e la concordia delle mie anime opposte. Io non voglio accettare il mondo com’è e perciò tento di rifarlo colla fantasia e di mutarlo colla distruzione. Lo ricostruisco coll’arte o tento di capovolgerlo colla teoria. Son due sforzi diversi ma concordi e convergenti.
Così come sono e come ormai rimarrò sento d’essere anch’io una forza creatrice e dissolvitrice, sento di essere un valore, di avere un diritto, una parte, una missione fra gli uomini. Soltanto gli imbecilli confitti a vita nell’imbecillità possono dichiararsi soddisfatti del mondo. Chi tenta di smuoverlo, di animarlo, di incendiarlo, di rinnovarlo ed accrescerlo ha diritto non alla riconoscenza di cui mi strafotto ora e sempre, ma alla libertà di parlare e di esistere. Ogni uomo ha bisogno, per vivere, di non credersi totalmente inutile. Io non chiedo e non voglio altro appoggio ma vivo ed agisco sapendo che tutta la mia vita e la mia azione sprofonderà nel nulla ma voglio che gli altri sentano ch’io ho il diritto di star fra loro e di offenderli perché faccio qualcosa che a loro stessi può giovare.
In un mondo dove tutti pensano soltanto a mangiare e a far quattrini, a divertirsi e a comandare, è necessario che vi sia ogni tanto uno che rinfreschi la visione delle cose, che faccia sentire lo straordinario nelle cose ordinarie, il mistero nella banalità, la bellezza nella spazzatura. In mezzo a una casta larghissima e potentissima di schiavi dell’opinione e della tradizione, di pedanti parassiti e sofistici, di predicatori delle vecchie leggende, di carcerieri di prigioni moralistiche e mistiche, di pappagalli pertinaci di tutte le antiche norme sociali e di tutti i luoghi comuni, è necessario uno svegliatore notturno, una guardia dalla pura intelligenza, uno zappatore di buoni muscoli, un incendiario di buona volontà che bruci e smantelli per dar posto alla luce delle piazze, agli alberi della riconquistata libertà, alle costruzioni future.
Io sono uno di questi uomini che accettano il più ingrato dovere e la parte più pericolosa. E per il bene e il male che voglio e faccio ho diritto di respirare, di riscaldarmi, di camminare, di alzar la testa, di sputare in faccia – di esistere secondo la mia propria legge".
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Quest'uomo che non accetta il mondo, quest'uomo che lotta sempre per qualcosa è davvero il frutto più prezioso dell'opera di Papini.
Un uomo finito è un testo unico. Pagine di esaltazione assoluta e di critiche sprezzanti al mondo seguite subito dopo da pagine di ferocissima autocritica. Questo è Giovanni Papini. Questo è un uomo che è stato futurista, ma che avrebbe potuto essere anche neofuturista.
Papini del terzo millennio, il mondo può essere diverso. L'uomo può essere rinnovato.
Antonio S.

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