LIBERI DALLA FORMA

IL PRIMO BLOG NET-FUTURISTA

giovedì, agosto 30, 2007

Il superamento dell'Arte

Il termine "arte" è uno tra i più ambigui creati dall'uomo. Oggi non si sa con precisione cosa possa essere definito "arte" e cosa no. L'impressione è che comunque il termine sia diventato un contenitore vuoto, un contenitore che nessuno sa ormai riempire. In realtà si è perso il significato originario dell'ars latina, che indicava innanzitutto un modo di agire, quindi abilità, talento, mestiere. Come si è perso il significato il significato dell'artifex, artefice, autore, creatore.
D'altra parte è perfettamente normale che un termine, e il concetto che veicola, subiscano evoluzioni. Ma a noi interessa che le evoluzioni siano positive. I termini "arte" e "artista" sono attualmente talmente contaminati da incrostazioni negative e svuotati di significato che ogni volta che li pronuncio sento un profondo imbarazzo (unito spesso a disgusto).
Il NetFuturismo cerca un superamento dell'attuale vieta solenne paludata concezione dell'arte, nella direzione di una creatività sempre più libera diffusa moderna abbagliante geniale.
Forse non era troppo distante da questa idea già Filippo Tommaso Marinetti quando affermò:
"Il futurismo è un continuo sforzo per sorpassare tutte le leggi dell'arte e l'arte stessa mediante qualcosa di imprevisto che si può chiamare vita-arte-effimero".
Senza dimenticare le celebri parole del Manifesto tecnico della letteratura futurista: "... uccidiamo dovunque la solennità. Via! non prendete di queste arie da grandi sacerdoti, nell'ascoltarmi! Bisogna sputare ogni giorno sull'Altare dell'Arte! Noi entriamo nei domini sconfinati della libera intuizione" (in cui - notate bene - l'Altare e l'Arte hanno ambedue l'iniziale Maiuscola).
Antonio Saccoccio

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martedì, agosto 28, 2007

Lotterie, nebbia per la mente

Più volte mi sono espresso in modo assolutamente contrario alle lotterie di Stato.
La motivazione è educativa. L’uomo non può credere di affidare i propri sogni e le proprie speranze ad uno stupido gioco, in cui delega il ruolo di protagonista alla fortuna. L’uomo nuovo deve essere protagonista della propria esistenza e deve tenerla bene per il collo. Abbandonarsi a sogni come quelli di vincere alla lotteria o al lotto (o peggio ancora, al gratta e vinci) costituisce una mortificazione di tutte le più belle e nobili qualità umane.
È di ieri la notizia che il leader leghista Umberto Bossi ha proposto lo sciopero del lotto. La motivazione qui non è educativa, ma quella dello sciopero fiscale (che comunque non è certo diseducativa). D’altra parte la protesta contro le lotterie è un vecchio cavallo di battaglia del leader della Lega, quindi non ci sorprende più di tanto. Sorprende invece che sia un sessantaseienne reduce da un forte ictus, giudicato dai più negativamente (un folle!), a proporre una delle cose più sensate e intelligenti ascoltate quest’anno da un uomo politico italiano. Io non solo condivido lo sciopero delle lotterie, ma lo metto in pratica già da anni. In prima persona non ho mai giocato alle lotterie di Stato, giudicandole una nebbia per il cervello. Sono altri i giochi che eccitano la mente.
Il lato umano ed educativo innanzitutto.
L’uomo nuovo conti su se stesso, non sulle lotterie.

Antonio S.

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domenica, agosto 26, 2007

Ancora su velocità, alcol e patenti di guida

Giusto per sostanziare con fatti di cronaca quanto detto 4 giorni fa su questo blog:

Ucraino ubriaco passa con il rosso: donna in coma

Ubriaco al volante uccide motociclista a Cremona

Ubriaco guida a zig-zag sulla A10

Tutto questo in soli due giorni. C'è ancora qualche imbecille che vuole dare la colpa al demone della velocità???

Ribadisco le proposte neofuturiste:
1. Ritiro permanente della patente per chi guida dopo aver assunto alcol e droghe di ogni tipo.
2. Esami di guida rigorosissimi con rilascio di patenti a livello.

Antonio S.

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venerdì, agosto 24, 2007

Vertigo: misurazione

“Vertigo. Il secolo di arte off-media dal Futurismo al web”
a cura di Germano Celant con Gianfranco Maraniello

MAMbo – Museo d’arte moderna di Bologna

6 maggio - 4 novembre 2007


- MISURAZIONE -



TEMA e CONTENUTI
La mostra “Vertigo. Il secolo di arte off-media dal Futurismo al web” al MAMbo di Bologna propone una carrellata energica e vitale dell’arte del XX secolo in relazione allo sviluppo dei nuovi media. Il percorso prende avvio dal futurismo per poi svilupparsi attraverso dada, surrealismo, pop art, fluxus e quasi tutti i movimenti e gli artisti di punta della prima e seconda avanguardia novecentesca. Qualche nome tra gli altri: Depero, D’Albisola, Bragaglia, Marinetti, Larionov, Duchamp, Man Ray, Andrè Breton, Bruno Munari, Mimmo Rotella, Burri, Fontana, Yves Klein, Manzoni, Warhol, Rauschenberg, Lichtenstein, Nam June Paik, Vito Acconci, Marina Abramovic, Enzo Cucchi, Bill Viola.
Installazioni, video, fotografie, elaborazioni digitali: il percorso è ricco e completo.
Le opere migliori sono quelle di Depero, Bragaglia, Duchamp, Munari e Nam June Paik.

TEMPI DI VISITA
Una visita intensa ma che non si fossilizzi sui sempre frequenti e inutili reperti storici richiede dalle 2 alle 3 ore. La sala centrale - la migliore - richiede un’attenta visita di un’ora. Se invece si vogliono seguire tutti i video – ma sono quasi tutti in lingua straniera e di non semplice fruizione - non bastano 4 ore.

L’ALLESTIMENTO
L’allestimento di Denis Santachiara è assai suggestivo e decisamente futurista. Enormi “tubi” di tela bianca gonfiati fino a formare un’imponente e pregevolissima architettura, sui quali vengono proiettati senza sosta video di repertorio. Tracce audio riprodotte ovunque e in continuazione. L’impressione iniziale è di piacevole stordimento.
Forse a risentirne un po’ è la fruibilità del prodotto. Soprattutto le tracce audio, documenti spesso assai interessanti, sono scarsamente percepibili e si confondono nel caos sonoro dell’ambiente. Anche i documenti video, invitanti, sono proposti in piccoli schermi e in rotazione continua. E in tutto il piano inferiore non c’è un solo posto a sedere per rifiatare e riordinare le idee. Peccato perché si tratta spesso di documenti di un certo interesse. Al piano superiore invece almeno 4 video sono ospitati in relative sale, in cui è possibile entrare e godere del prodotto tranquillamente seduti.

ACCOGLIENZA E PERSONALE IN SALA
Gentili all’ingresso, in biglietteria e al bookshop. Eccessivamente noiosi e stupidamente passatisti nel richiedere ai visitatori l’uscita dalle sale per parlare al cellulare (a me è capitato 3 volte). Vertigo non è certo un luogo di contemplazione e riflessione mistica. È un luogo in cui eccitare i nervi sotto lo stimolo di complicati intrecci sonori e visivi. Una voce al cellulare non può che aggiungere qualcosa di imprevisto al mix multi-mediale dell’allestimento.

BOOKSHOP
Molto fornito. Pubblicazioni su tutti i movimenti avanguardistici del Novecento, e su una gran parte dei maggior artisti del secolo. Numerosi testi di estetica e di critica d’arte. Una ventina di cartoline delle principali opere esposte in mostra. Gadget passatisti e anticaglie varie ridotte al minimo.

SPUNTI FUTURISTI E NEOFUTURISTI
Vertigo. Il secolo di arte off-media dal Futurismo al web”: già il titolo rende al futurismo il ruolo di padre delle avanguardie novecentesche, soprattutto in funzione dei successivi sviluppi multimediali.
Varcato l’ingresso della prima sala si è subito accolti dalla fulminante voce di Filippo Tomamso Marinetti. Una mostra sul XX secolo non può iniziare meglio.
Poi un paio di tele di Depero, tre di Balla (non tra le migliori). Si procede con un ottimo esemplare di libro imbullonato di Depero e una splendida litotatta di Tullio D’Albisola con le “Parole in libertà futuriste: olfattive, tattili-termiche” di F.T. Marinetti. Segue un visionario Francesco Cangiullo con “Passaggio a livello più uova di Pasqua”. Ancora un fantastico Depero con “Architettura di gobbo – Gilbert Clavel”, prima di immergerci nelle potentissime sperimentazioni fotodinamiche di Bragaglia con “La Gifle” e “Ritratto polifisionomico di Boccioni”.
Per quanto riguarda gli sviluppi futuri due sono le certezze:

  1. la via intrapresa nel XX secolo è quella di un progressivo tramonto delle singole discipline artistiche a favore di un’opera d’arte che sfrutti tutte le possibilità offerte dai nuovi media. Questa via è certamente una delle più ricche di sviluppi futuri.
  2. attualmente siamo in una fase di passaggio in cui non ci sono creazioni artistiche di rilievo che abbiano già portato a maturazione i nuovi mezzi espressivi.

Per arrivare a questa maturazione occorre un grande sforzo neofuturista. Il Neofuturismo vuole sostanziare le novità espressive e tecniche dell’ultimo secolo con contenuti e temi forti, che mancano alla maggioranza delle opere esposte in Vertigo. Abbiamo creato nuovi mezzi, ora abbiamo necessità di rifondare il nostro spirito creativo.

Antonio Saccoccio

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mercoledì, agosto 22, 2007

Neofuturismo in strada: più velocità, meno imbecillità

La soluzione: patente di guida a livelli
Neofuturismo in strada: più velocità, meno imbecillità
Non è la velocità la causa degli incidenti

La grezza mediocrità di chi governa il nostro paese spunta fuori ogni qual volta sia necessario operare distinzioni e ragionare con un minimo di acume.
La campagna contro la velocità sulle strade è uno di questi casi. Dopo decenni di ridicole e violentissime campagne di demonizzazione della velocità al volante ci ritroviamo con un numero sempre altissimo di incidenti, forse superiore al passato. Limiti di velocità degni di un carretto a due ruote, autovelox piantati ogni dieci chilometri, patenti a punti. Nulla da fare. Gli incidenti restano.
Noto con piacere che ultimamente persino ai nostri grezzi governanti sta balenando un dubbio atroce: forse la velocità non c’entra nulla? Forse abbiamo – come sempre – sbagliato bersaglio? Gli indizi del parziale ravvedimento ci sono. Da un paio di mesi si sta iniziando a dare peso alle condizioni del guidatore al volante, puntando sullo stato di ebbrezza di chi guida, frutto dell’assunzione di alcol e droghe varie. E infatti gli annunci autostradali ora non se la prendono più con il solo “demone della velocità”. Quest’estate si può leggere la seguente parziale correzione: “Alcol e velocità uccidono! Te e gli altri”. Già è qualcosa. Certo, si è ben lontani dal comprendere che le campagne contro la velocità sono totalmente fuori luogo.
Ancora una volta il vero problema viene aggirato. Il vero problema infatti è che ci sono in Italia milioni di automobilisti che non sono in grado di guidare oltre certi limiti di velocità. Questi milioni di guidatori appartengono essenzialmente a due categorie:
  1. chi è incapace per oggettivi limiti personali di guidare oltre certi limiti di velocità;
  2. chi è tecnicamente capace, ma essendo limitato mentalmente (parliamo degli imbecilli in sostanza) non si rende conto che guidare non è un gioco (e quindi assumono alcol, droghe oppure si divertono come se fossero in un videogame).

Detto questo, va detto però che in Italia ci sono anche milioni di automobilisti capacissimi, che sono in grado di guidare ben al di là di questi limiti.
Ancora una volta i politici ragionando rozzamente creano disastri.
Bisogna agire alla radice. Perché si permette a gente incapace di guidare? Un automobilista incapace che viaggia sui 100 km/h è assai più pericoloso di un automobilista capace che sfreccia a 160 km/h. Questo risulta evidente dall’esperienza quotidiana. Un bravo automobilista si trova infatti ad evitare giornalmente una serie incredibile di piccoli e grandi incidenti causati dagli automobilisti improvvisati. Sono questi ultimi sempre la causa degli incidenti. Come in ogni campo, sono gli incapaci e gli imbecilli che creano problemi. Ora lo Stato ci ha fatto credere subdolamente per decenni che bastasse viaggiare velocemente per creare incidenti. Mentre gli incidenti si creano sempre per precisi errori, non per un’astratta e non precisata “velocità”. La velocità non può essere un parametro assoluto: conta solo se riferita alle capacità individuali del guidatore.
Lo spirito neofuturista non può accettare che per l’incapacità di alcuni tutti siano costretti a viaggiare come lumache su fantastiche autostrade. Quindi si avanza la seguente rivoluzionaria proposta: la patente di guida a livelli.
Non siamo tutti uguali. C’è chi sa guidare e chi no. Chi guida meglio e chi peggio. Quindi in futuro ci dovrà essere un esame che testerà seriamente le abilità di ciascun aspirante guidatore e rilascerà una patente di un livello adatto a queste abilità.
Ci saranno patenti per uso solo urbano (pensiamo a chi prende la patente in età avanzata o agli anziani che hanno perso i riflessi).
Ci saranno patenti con velocità limitata a 100 Km/h (per chi ha una discreta abilità, ma non riesce a gestire i pericoli oltre un certo limite).
E patenti con velocità massima (che rispetteranno i limiti stradali, che andranno ovviamente tutti rivisti verso l’alto di almeno 20-30 km/h).
Ovviamente per ottenere le patenti di livello più alto l’esame di guida dovrà prevedere prove dure e serissime. L’aspirante automobilista dovrà dar prova di sapersi destreggiare abilmente in condizioni di guida difficili (guida in autostrada a velocità sostenuta, guida sul bagnato e su terreni accidentati, guida su strade di montagna, guida di notte in strade senza illuminazione). Questo sarà il nuovo esame. Basta inutili parcheggini in retromarcia e scontate svolte a destra! Basta con le prediche sulla cintura e sugli indicatori di direzione! Per chi vorrà guidare, ci dovrà essere un esame con sorpassi, rischi e pericoli. Come nella vita e nella guida di tutti i giorni.
Con la patente a livelli non sarà più permesso all’automobilista incapace di rovinarci la vita, e sarà permesso invece al capace di guidare con tranquilllità, senza imbranati in mezzo alla strada e senza frenare ogni 10 km per un ridicolo limite di velocità o un vile autovelox.
Neofuturismo sulle strade. Più velocità e più libertà. Meno incapacità e meno imbecillità.

Antonio S.

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mercoledì, agosto 08, 2007

Luigi Russolo e l'Arte dei rumori: oltre il futuro

Uno dei manifesti futuristi più geniali è senza dubbio “L’arte dei rumori” di Luigi Russolo, che porta la data dell'11 marzo 1913.
In questo manifesto sono contenuti gran parte degli sviluppi futuri della musica novecentesca. Fu straordinaria l’idea di Russolo: pensare ad una musica che ormai doveva giovarsi non solo dei suoni ma anche di tutti i rumori che ormai costituivano il sottofondo dell'esistenza umana. È questa l’idea che ancora oggi hanno tutti i musicisti che fanno uso di rumori e suoni elettronici per le loro composizioni. Non ci sono suoni di serie A e di serie B. C’è un infinito magma sonoro, da cui il compositore può attingere liberamente.
Ma leggiamo già una delle frasi iniziali del manifesto di Russolo.

"La vita antica fu tutta silenzio. Nel diciannovesirno secolo, coll'invenzione delle macchine, nacque il Rumore. Oggi, il Rumore trionfa e domina sovrano sulla sensibilità degli uomini. Per molti secoli la vita si svolse in silenzio, o, per lo più, in sordina. I rumori più forti che interrompevano questo silenzio non erano nè intensi, né prolungati, né variati. Poiché, se trascuriamo gli eccezionali movimenti tellurici, gli uragani, le tempeste, le valanghe e le cascate, la natura è silenziosa".


Segue una breve ed efficacissima descrizione dell’evoluzione della musica nei tempi. Fino ad arrivare ai nostri giorni.

“Oggi l'arte musicale, complicandosi sempre più, ricerca gli amalgami di suoni più dissonanti, più strani e più aspri per l'oreccbio. Ci avviciniamo così sempre più al suono-rumore.
Questa evoluzione delta musica è parallela al moltiplicarsi delle macchine, che collaborano dovunque coll'uomo. Non soltanto nelle atmosfere fragorose delle grandi città, ma anche nelle campagne, che furono fino a ieri normalmente silenziose, la macchina ha oggi creato tanta varietà e concorrenza di rumori, che il suono puro, nella sua esiguità e monotonia, non suscita più emozione. Per eccitare ed esaltare la nostra sensibilità, la musica andò sviluppandosi verso la più complessa polifonia e verso la maggior varietà di timbri o coloriti strumentali, ricercando le più complicate successioni di accordi dissonanti e preparando vagamente la creazione del rumore musicale. Questa evoluzione verso il "suono rumore" non era possibile prima d'ora. L'orecchio di un uomo del settecento non avrebbe potuto sopportare l'intensità disarmonica di certi accordi prodotti dalle nostre orecchie (triplicate nel numero degli esecutori rispetto a quelle di allora). Il nostro orecchio invece se ne compiace, poiché fu già educato dalla vita moderna, così prodiga di rumori svariati. Il nostro orecchio però se ne accontenta, e reclama più ampie emozioni acustiche. D'altra parte, il suono musicale è troppo limitato nella varietà qualitativa dei timbri. Le più complicate orchestre si riducono a quattro o cinque classi di strumenti ad arco, a pizzico, a fiato in metallo, a fiato in legno, a percussione. Cosicché la musica moderna si dibatte in questo piccolo cerchio, sforzandosi vanamente di creare nuove varietà di timbri. Bisogna rompere questo cerchio ristretto di suoni puri e conquistare la varietà infinita dei "suoni-rumori".

Ecco l’idea che vale una vita. La varietà infinita dei “suoni-rumori”. È da qui che prenderà avvio la musica concreta, la musica elettronica del Novecento. Il grande Edgar Varèse, uno dei maggiori (se non il maggiore) compositori del XX secolo, ebbe modo di ascoltare le successive esplorazioni sonore ottenute da Russolo con i suoi intonarumori e fu profondamente influenzato da queste straordinarie innovazioni.
Ma poiché Russolo ebbe un animo totalmente futurista, la sua mente non si limitò ad anticipare i tempi. Ebbe anche l’illuminazione di prevedere cosa sarebbe accaduto in futuro. Leggiamo il punto 7.

"La varietà dei rumori è infinita. Se oggi, mentre noi possediamo forse mille macchine diverse, possiamo distinguere mille rumori diversi, domani, col moltiplicarsi di nuove macchine, potremo distinguere dieci, venti o trentamila rumori diversi, non da imitare semplicemente, ma da combinare secondo la nostra fantasia."


Ecco. Questa è oggi esattamente la situazione di un compositore di musica elettronica. Si sceglie tra una varietà infinita di rumori, e li si combina insieme. Oggi un compositore di musica elettronica, leggendo L’arte dei rumori di Russolo, non può che provare un’emozione intensa. Ancora una volta, dal futurismo è nato un nuovo modo di intendere il mondo.

Oggi c'è ancora qualcuno che si ostina a negare il valore della musica elettronica. In realtà negare oggi i suoni elettronici significa negare il mondo in cui viviamo. Ancora una volta si tratta di una concezione stupidamente passatista. La musica elettronica è la naturale evoluzione di un secolare percorso evolutivo. Con la musica elettronica si è aperta un'autostrada che potremo percorrere per chissà quanti secoli ancora.

Antonio Saccoccio

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mercoledì, agosto 01, 2007

Discorso estivo ai professori italiani

Discorso estivo ai professori italiani
(Sull’esame di riparazione e altre fesserie ministeriali)


Lo spettacolo a cui studenti e professori italiani sono stati costretti ad assistere nell’ultimo anno non ha precedenti nella pur travagliatissima storia della scuola italiana.
Le deliranti periodiche esternazioni e i fumosi balordi provvedimenti ministeriali stanno dimostrando la totale incapacità da parte degli uomini politici a capo della nostra pubblica istruzione.
Dopo l’ultima dichiarazione del ministro Fioroni - che è in dubbio se ripristinare o meno gli esami di riparazione a settembre! - la situazione è diventata grottesca. Ci sarebbe infatti da ridere, se non fosse in discussione il futuro dei giovani, e quindi di tutti noi.

Dopo aver ripristinato le commissioni miste per l’esame di stato, gettando nel caos l’amministrazione (e dove prendiamo ora tutti questi commissari esterni?), i docenti (pagati due lire, come al solito! E lavoriamo pure d’estate!) e gli studenti italiani (ma non era diverso quest’esame? E ora ci vogliono bocciare!).
Dopo aver tagliato pesantemente gli organici, invitando i docenti a bocciare meno.
Dopo l’epica circolare contro i telefonini, moderni strumenti di pervesione satanica.
Dopo aver dato il colpo finale ai docenti, contribuendo con l’ultimo contratto (triennale e non più biennale, e senza pagamento di 13 mesi di arretrati!) alla sua definitiva proletarizzazione.
Dopo tutto questo capolavoro di coerenza, sapienza e genialità, le brillanti menti ministeriali, stordite evidentemente dalla calura estiva, stanno partorendo l’ennesimo temutissimo avanguardistico provvedimento: il ripristino dell’esame di riparazione!
La prima critica con cui verrebbe di stroncare rapidamente l’ipotesi è quella di essere un altro tassello in direzione della restaurazione. Ma si tratta a ben vedere di una situazione assai peggiore. Si tratta di un confuso progetto passatista. Di un progetto che guarda vigliaccamente al passato, perché incapace di guardare con intelligenza e coraggio al futuro. Anzi, noi crediamo che non ci sia neppure una progettualità studiata dietro questi provvedimenti ministeriali, ma solo una visione vile e pressappochistica che lascia esterrefatti. Insomma: non sono cattivi, sono solo imbecilli.
E qui lanciamo l’allarme per un motivo preciso: siamo convinti - e qui sta il pericolo - che la proposta del ministro di ripristinare gli esami di riparazione susciterà apprezzamenti tra i professori di tutta Italia.
Povero professore italiano. Ridotto ad un triste e misero ruolo impiegatizio, costretto ad arrotondare lo stipendio da fame con lavoretti in nero.
Povero professore italiano. Oscuro burocrate, privato della minima dignità dai mass-media e dalla classe politica, deriso dagli studenti, attaccato verbalmente e fisicamente (sic) dai genitori degli stessi.
Povero professore. Ridotto in tal modo, vedrà nel ministro Fioroni un salvatore! Il salvatore che ridà potere agli insegnanti contro quei disgraziati degli alunni! Ora vedranno! Torneremo a minacciare l’esame a settembre, ci riprenderemo il potere che ci hanno tolto ingiustamente e vedremo se non torneremo I Professori di una volta!
Povero professore. Ancora una volta sta per essere fregato. Ancora una volta.
MA NOI al povero professore italiano diciamo di non lasciarsi fregare per l’ennesima volta. Dire sì al ripristino dell’esame di riparazione significa oggi farsi passare per cretino. Per imbecille.
Professori italiani, considerate attentamente quanto sto per dirvi.
Innanzitutto il ministro non vuole affatto darvi potere come una volta e soprattutto con questa mossa non vuole assolutamente ridare serietà alla scuola (come qualcuno di voi forse penserà).
Questo è lo stesso ministro che pochi mesi fa ha accettato di tagliare pesantemente il personale scolastico e ha accettato di farlo sostenendo la necessità di diminuire il numero di bocciature per ogni anno scolastico (ma in realtà solo per risparmiare, secondo il percorso meno bocciati-meno alunni-meno professori-risparmi per lo Stato-giubilo di padoa schioppa).
Che logica ha inserire un provvedimento severo come gli esami di riparazione in quest’ottica educativa lassista?
Il ministro ci ha detto mesi fa di bocciare meno e ora che senso ha ripristinare altri esami se non si deve poi bocciare?
Pensate forse che il ragazzo studierà più che in passato, quando sa benissimo che sarà promosso comunque all’anno successivo e il professore (povero professore) sarà come sempre timoroso all’atto della bocciatura?
Pensate forse che il ragazzo studierà di più, anche se continuerà a vedere nel professore un triste e noioso impiegato proletarizzato?
Chi ha partorito questa idea (il ministro o chi per lui) ha davvero molta confusione in testa e una visione della scuola pari a zero.
Come si può pensare di reintrodurre un esame abolito ormai quasi 15 anni fa? Come si può credere di ripristinare magicamente le stesse condizioni che c’erano in quegli anni? Solo una visione assolutamente miope non della scuola, ma della storia, può produrre simili aberranti pensieri. In 15 anni il contesto scolastico (e non solo scolastico, ministro!) è totalmente mutato. Gli alunni di oggi non sono quelli di allora e non affronterebbero mai gli esami di riparazione come li affrontavano gli studenti di allora (e qui ci sarebbbe pure da discutere su quanto effettivamente funzionassero anche allora codesti esami!). Oggi il ruolo del professore (per colpa di 15 anni di politiche scolastiche disgustose) è ridotto ad un ruolo impiegatizio, gode nella maggior parte dei casi di pochissima stima presso gli alunni e le loro famiglie.
Ma d’altra parte qualcuno si è reso conto di quanto sta per accadere nei prossimi anni?
Il ministro da una parte ci dice che si deve bocciare meno, dall’altra con questi esami restaurati la percentuale dei bocciati è salita notevolmente! Insomma, siamo al delirio. Lo scenario che risulta da tale confusione ministeriale è il seguente: il povero studente viene mandato sempre avanti per 4 anni ma poi giunto al termine del quinto anno viene impietosamente bocciato! Che esempio di formazione equilibrata! Non c’è dubbio, la scuola italiana così sarà perfetta. Un modello per il mondo intero. Questa è la vera cultura. Questa la giustizia. Finalmente!
Insomma, a noi sembra che davvero ancora una volta non ci sia assolutamente un progetto. Un’accozzaglia di leggi, leggine e mezze proposte tutte mediocri e fallimentari.
Però il ministro un premio se lo è già conquistato: è il ministro dell’istruzione più passatista della storia della Repubblica. Il futuro per lui non esiste. Si pesca solo nel passato. Tasso di invenzione-creazione = 0.

1. ripristino del vecchio esame di maturità con le commissioni miste.
2. incremento della proletarizzazione del docente
3. al bando l’esecrabile telefonino dalle aule
4. ripristino dell’esame di riparazione?

E poi?

Possibili mosse future:
1. annullamento immediato della legge sull’autonomia scolastica (troppo spazio per la creatività dei singoli, da abolire subito!)
2. reintroduzione obbligatoria per tutti di penna e calamaio
3. divieto di entrare in aula di informatica se non si è preventivamente vaccinati e immunizzati
4. ripristino delle sane punizioni corporali
5. uso del grembiule (noi proponiamo di colore nero, lutto scolastico per tutti)

Ancora una volta non si vuole capire che la scuola va rifondata profondamente. Non si può, anzi NON SI DEVE, cambiare solo la forma esterna e per di più quella degli esami, che sono la cosa più passatista e improduttiva del sistema scolastico intero.
La scuola va rifondata partendo da un’analisi seria e puntuale, prima generalmente della società, e quindi del contesto formativo, soprattutto a partire dalle evoluzioni degli ultimi anni (ULTIMI anni, ministro. Non il dopoguerra!). Solo dopo questa attenta analisi (che purtroppo – ormai è evidente - negli ambienti ministeriali non hanno le competenze per affrontare), si deve procedere con il proporre una riforma strutturale della scuola, anzi una rifondazione, come da tempo sostengo.
Tutto questo sempre se si ha la volontà e l’intelligenza di migliorare davvero la scuola italiana.
Certo che se si pensa di cambiare le cose cambiando il volto dei professori agli esami o demonizzando un Nokia, davvero non ci resta che urlare schifati: “Voi della scuola non ci avete davvero capito un cazzo!”

Antonio Saccoccio

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