Neofuturismo = antiutilitarismo militante
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IL PRIMO BLOG NET-FUTURISTA
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Questi sono due punti fondamentali per l’approccio netfuturista al problema estetico. La stretta relazione esistente tra medium e messaggio conduce oggi a sperimentare una consapevolezza artistica totalmente nuova. Grazie ad internet le possibilità che tutti hanno oggi di comunicare, agire e interagire portano ad una ridefinizione del ruolo dell’arte stessa. Non più stasi e contemplazione, ma azione e processo continuo. In realtà all’Arte per pochi eletti (che continua a resistere anche sul web in penose riproposizioni virtuali delle antiche gallerie) si sta sostituendo una creatività e un’azione sempre più diffusa. Alla Rappresentazione-Contemplazione si sta sostituendo la ComunicAzione. D'altra parte questo è in linea con quanto affermavano già nel decennio scorso Natalie Bookchin e Alexei Shulgin nella loro Introduzione alla net.art (Privileging communication over representation).
Il Netfuturismo è l’estrema conseguenza di questo sviluppo. Portare la ComunicAzione e la CreAzione alla più larga diffusione possibile nel web. Ridisegnare il mondo con la partecipazione di un sforzo creativo collettivo. Quello dei nuovi cittadini-creatori della democrazia digitale.
Concludo citando alcune parole di Levy. Sono parole paralizzanti. Paralizzanti per la sua devastante brillantezza.
"Ora, l'arte dell'implicazione non costituisce più nessuna opera, nemmeno aperta o indefinita: fa emergere processi, vuole aprire uno sbocco a vite autonome, immette nella crescita e nell'abitazione di un mondo. Ci inserisce in un ciclo creativo, in un ambiente vivente di cui siamo sempre già coautori. Work in progress? Sposta l'accento dal work al progress. Si ricondurranno le sue manifestazioni a momenti, luoghi, dinamiche collettive, non più a persone. E' un'arte senza firma".
Antonio Saccoccio
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Umberto Boccioni (1882-1916) è indubbiamente l'artista futurista che gode e ha goduto dei maggiori consensi critici. Non è il caso qui di mettere in discussione questo "primato critico", ma giova ricordare che senz'altro sul suo conto la critica fu generalmente più bonaria di quanto non fu con F. T. Marinetti. Forse a Boccioni giovò paradossalmente il fatto di essere morto prima dell'avvento del fascismo. Ma Boccioni fu sempre uno dei più accesi sostenitori del futurismo. A tratti fu su posizioni più estremiste persino dello stesso Marinetti.
Prendiamo il saggio “Pittura scultura futuriste” (1914) , in 17 capitoli. I primi 5 capitoli sono dedicati all'analisi e alla critica della situazione culturale italiana, i restanti si occupano di questioni artistiche dal punto di vista tecnico-formale.
Il capitolo 5, intitolato significativamente Contro l'ossessione della cultura e contro il monumento nazionale, è davvero fondamentale se si vuole comprendere cosa intendeva il futurismo per passatismo. Leggiamone i passi più interessanti.
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"Non v'è idiota (tipo colto) che non si creda qualche cosa d'importante quando ha un nuovo libro sul tavolo o una rivista sotto il braccio. Tutta la balordaggine tedesca o meglio il lato peggiore del carattere germanico hanno offuscata la nostra serena e gaia genialità italiana! La critica, la critica della critica, il saggio critico sulla critica della critica e la monografia sono la più grande aspirazione dell'intelletto italico. Il professore (non quello della scuola che è il più maltrattato) ma il professore di qualche cosa, il professore in sè, è divenuto un idolo, e la cultura, l'alta cultura, come si dice, è una stalla dove i gelidi castrati d'Italia si sdraiano con sussiego sul letame della loro erudizione. Presto avremo anche noi come in Germania i giovani che portano gli occhiali solo per darsi del tono, per avvicinarsi al tipo studioso. [...]
L'artista italiano avido e ignorante subisce oggi due miserabili imperativi: l'uomo di cultura, rimpinzato di carta stampata, e l'arricchito di fresco: l'amatore, vuoto di tutto... L'uno pontifica, l'altro corrompe. Tra i due come una spola perennemente affannata, corre il giornalista-critico, che non ha di solito né cultura né denaro, che può essere pieno di buona volontà, ma che, ignorante fino al grottesco, sbaglia sempre e subisce quindi l'influenza di tutti e due. [...]
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