Didattica: dalla trasmissione alla costruzione. Papini l'aveva già detto.
Tra i punti fondamentali della rivoluzione scolastica netfuturista c'è l'abbandono della didattica trasmissiva in favore di una didattica centrata su critica, creatività e costruzione cooperativa del sapere. Questa transizione dal vecchio al nuovo, benchè accettata e teorizzata già da tempo da autorevoli pedagogisti, stenta ad entrare nella pratica didattica quotidiana. Licei e università dovrebbero essere enormi fucine creative e invece sono ridotti a polverose gabbie in cui i giovani vengono educati alla mediocrità e alla passività, alla vigliaccheria e al trasformismo.
Voglio proprorvi poche righe di Giovanni Papini, tratte da Chiudiamo le scuole (1 giugno 1914). Sono tratte da quello che considero il testo più brillante che sia mai stato scritto sulle scuole. E questo mio giudizio trova conferma nel fatto che le opinioni che leggerete lasciano chiaramente percepire un Papini già consapevole - un secolo fa! - dell'inadeguatezza della didattica trasmissiva e della necessità di favorire maggiormente lo sviluppo creativo degli studenti.
"Soltanto per caso e per semplice coincidenza - raccoglie tanta di quella gente! - la scuola può essere il laboratorio di nuove verità. Essa non è, per sua natura, una creazione, un'opera spirituale ma un semplice organismo e strumento pratico. Non inventa le conoscenze ma si vanta di trasmetterle. E non adempie bene neppure a quest'ultimo ufficio - perché le trasmette male o trasmettendole impedisce il più delle volte, disseccando e storcendo i cervelli ricevitori, il formarsi di altre conoscenze nuove e migliori".
Una nota curiosa. Polemicamente curiosa. I professori che, nei licei e nelle università, continuano nella loro reazionaria operazione meramente trasmissiva sono gli stessi che hanno escluso Papini e i futuristi dalla cerchia degli autori degni di studio.
Tutto - come sempre - torna.
Antonio Saccoccio
Etichette: didattica, futurismo, neofuturismo, netfuturismo, Papini, pedagogia, scuola