LIBERI DALLA FORMA

IL PRIMO BLOG NET-FUTURISTA

domenica, gennaio 25, 2009

Disturbi dell'attenzione: web e grandi centri urbani

Marc Berman, dell'Università del Michigan, ha recentemente analizzato l'influenza dell'ambiente cittadino sui processi mentali dell'uomo. Da questi studi è risultato che "una città è così piena di stimoli che abbiamo bisogno di redirigere costantemente la nostra attenzione per non essere distratti da ciò che è irrilevante". In pratica nei grandi centri urbani si è letteralmente bombardati da stimoli di ogni tipo: sonori visivi tattili olfattivi.
Finalmente gli studiosi iniziano a concentrarci su questo aspetto. La capacità di orientarsi in un mondo dominato da immagini e suoni/rumori continui è assai difficoltosa. Un individuo può uscirne potenziato o al contrario menomato. Dipende dalle capacità che ha di vivere consapevolmente criticamente attivamente in questo ambiente. D'altra parte noi netfuturisti sosteniamo da tempo che quello che accade nei grandi centri urbani accade oggi anche nel nuovo mondo globale: sul web. Anche qui la marea crescente di stimoli rischia di sommergerci progressivamente. I disturbi dell'attenzione sono senza dubbio un grosso pericolo di fronte alle innovazioni degli ultimi decenni. Sta a noi evolverci di pari passo con i nuovi media, non lasciarci mai sopraffare ma guidare sempre la loro evoluzione. Il fine è quello di impiegare le nuove tecnologie per immensificarci, e per evitare di vedere depotenziate le nostre qualità. La sfida dell'uomo di inizio millennio, la sfida del netfuturismo è questa.
Antonio S.

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domenica, gennaio 18, 2009

Facciamo coraggiosamente l'arte con il cervello

L'abbiamo ribadito più volte. Oggi l'apoteosi del passatismo in arte è il trionfo dell'artigianato sull'arte, del bello sull'interessante, del decorativo sul concettuale. Già i futuristi si lamentavano della mancanza assoluta di cervello negli artisti del loro tempo.
E' difficile trovare in Italia un pittore che abbia un cervello, ed è tempo di finirla con la stupida favola secondo la quale il pittore deve solo vedere bene. Vede bene soltanto il pittore che pensa bene.
Sono parole di Umberto Boccioni, in Pittura scultura futuriste (1914). Parole che ancora oggi dovrebbero far riflettere tutti coloro che pretendono di fare arte senza usare bene il cervello. Tecnica, sensibilità, istinto, passione, volontà, capacità riflessive analitiche sintetiche: tutto serve per fare grande arte. Ma tutto questo è strettamente legato all'esercizio delle nostre più alte facoltà cerebrali. Dobbiamo inoltre ricordare che un buon cervello possiamo averlo per doti innate, ma possiamo anche svilupparlo mettendoci costantemente alla prova, giorno dopo giorno, e sottoponendoci a sempre maggiori difficoltà da superare. Quindi grandi artisti si può anche diventare, non si nasce necessariamente tali.
Facciamo coraggiosamente l'arte con il cervello e non con i piedi (o le mani)!
Antonio S.

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lunedì, gennaio 12, 2009

web 1.0, web 2.0, Jimmy Wales e netfuturismo

Un paio di mesi fa Jimmy Wales, il creatore di wikipedia, ha effettuato una critica all’attuale sviluppo del web 2.0. In realtà per il padre di wikipedia molto web sarebbe, nonostante le apparenze, ancora allo stadio 1.0. La critica maggiore è stata rivolta a You Tube: “se guardate ad esempio a tutto quello che c'è su YouTube si tratta di singoli che fanno video, non c'è ancora stato un progetto collaborativo in larga scala in questo senso”.
Per Wales quindi spesso l’utente scambia la condivisione, enorme, per collaborazione, che invece è quasi inesistente. C’è poco da dire. Wales ha centrato il bersaglio. Si potrà non condividere in toto le affermazioni su You Tube, ma in realtà ha ragione quando afferma che il web 2.0 esiste solo sulla carta ed è per molti totalmente sconosciuto. Wales denuncia quello che il net.futurismo definisce presentismo tecnologico: l’uso incosciente delle nuove tecnologie e dei nuovi media. Essere realmente innovativi oggi è creare un network che abbia dei reali obiettivi. Non è passare ore a scambiarsi messaggi inutili e imbecilli sui vari messenger o su facebook o pubblicando patetici video su YouTube. Il netfuturismo ha offerto un modello per il web 2.0: la costruzione e la diffusione di un network creativo a partire dall’aggregazione sul web. Il blog non può bastare. La creazione dei GSPPN creati da www.netfuturismo.it si spinge talmente in avanti che il semplice blogger non può neppure intuirne le potenzialità.
Il progetto ContrAgorà, seppure ancora nelle fasi iniziali, è un'altra realtà che si propone di andare oltre i blog vetrina: aggregazione e confronto a partire da alcune idee condivise.
Questo è il web 2.0 nella sua fase più matura. Anzi. In questi casi siamo probabilmente già molto oltre il web 2.0.

Antonio S.

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domenica, gennaio 04, 2009

clownterapia: la terapia del sorriso tra scienza e arte

Apprendiamo con piacere che il governo italiano ha stanziato finalmente dei fondi per la diffusione della “clownterapia” (“terapia del sorriso” o anche “comico terapia”) nei nostri ospedali. Ci auguriamo che questa non sia una mossa isolata, ma che finalmente si pensi a dare dignità umana alle corsie ospedaliere.
I nostri ospedali sono troppo spesso dei lager. L’atmosfera che si respira in corsia è pesantissima, opprimente e deprimente. Basta avere un minimo di sensibilità per comprendere che un malato ha bisogno di un ambiente sereno e allegro per poter convivere con la propria sofferenza. E invece nei nostri ospedali si muore prima moralmente, e poi fisicamente. Oggi possiamo lodare il lavoro avanguardistico di Hunter "Patch Adams, di Norman Cousins, di tutta la gelotologia e la psiconeuroimmunologia. Oggi i loro studi sono ormai riconosciuti come fondamentali, con buona pace dei deprimenti ambienti medici tradizionali. Il sorriso, la risata aiutano in modo decisivo il malato: è dimostrato scientificamente e oggi persino i politici italiani ne prendono atto.
Ma vogliamo andare oltre la cronaca e la scienza, perché c’è qualcun altro che ebbe un’intuizione simile ed è un personaggio a noi caro: Aldo Palazzeschi. L’ottimismo istintivo e/o volontaristico che caratterizzò il futurismo, e oggi caratterizza il netfuturismo, deve fare inevitabilmente i conti con lo spettro della sofferenza e soprattutto della malattia. Inutile dire che le personalità più complesse del futurismo (Marinetti, Palazzeschi, Papini) avevano un approccio differente anche nei confronti del dolore e della morte. Anche oggi d’altra parte le sensibilità umane dei netfuturisti presentano sfumature diversificate. Ma al di là delle sfumature, la sensibilità futurista è ovviamente attentissima alla questione del dolore ed è per questo che l’ottimismo diventa per noi netfuturisti una categoria centrale (lo si può vedere nel nostro manifesto generale), e non un sentimento ingenuo e infantile. Ma veniamo all’intuizione di Palazzeschi. Il 15 gennaio del 1914 appariva su Lacerba uno dei manifesti futuristi più bizzarri e sconvolgenti: Il controdolore di Aldo Palazzeschi. Un testo piuttosto lungo, che proponeva una visione del mondo che ribaltava i canoni contemporanei. Un testo esplosivo in cui si potevano leggere frasi come la seguente: “L'uomo che attraverserà coraggiosamente il dolore umano godrà dello spettacolo divino del suo Dio”. Ma è nei punti programmatici che il poeta parla precisamente degli ospedali.
"Trasformare gli ospedali in ritrovi divertenti, mediante five o' clock thea esilarantissimi, café-chantants, clowns. Imporre agli ammalati delle fogge comiche, truccarli come attori, per suscitare fra loro una continua gaiezza. I visitatori non potranno entrare nei palchetti delle corsie se non dopo esser passati per un apposito istituto di laidezza e di schifo, nel quale si orneranno di enormi nasi foruncolosi, di finte bende, ecc. ecc."

Come si può vedere, l’artista spesso intuisce quello che lo scienziato ancora non riesce a dimostrare. Oggi che l’arte e la scienza sono ancora più vicine (almeno in ambienti d’avanguardia), il netfuturismo non può che augurarsi un intenso e progressivo avvicinamento delle due categorie, troppo spesso ritenute antitetiche. Tutto ciò non potrà che portare ad un decisivo progresso sia nell’uno che nell’altro campo. Anche a partire dalle terapie per affrontare il dolore. La terapia del sorriso è oggi impiegata soprattutto in ambito pediatrico, ma noi siamo pronti a scommettere sulla sua efficacia in senso più generale. Ridere è un'arte, vincere il dolore è un'arte ancora più grande.

“Venite! Venite! Nuovi eroi, nuovi genii della risata, sbucate nelle nostre braccia che vi attendono, fra le nostre bocche che ridono ridono ridono, fuori dalla macchia pungente del dolore umano”.

Antonio Saccoccio

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