LIBERI DALLA FORMA

IL PRIMO BLOG NET-FUTURISTA

mercoledì, settembre 23, 2009

Il presentista è un non-avversario. Ridateci i passatisti!

Ormai è chiaro che il presentismo è a tutti gli effetti la filosofia di vita dell'uomo contemporaneo.
Il presentista si riconosce perchè prende il mondo così com'è. Non si è mai posto nè si porrà mai il problema di un modo alternativo di intendere e condurre la propria esistenza. Il presentista è un passivo recettore del già dato, del già affermato, del già visto e del già sentito. Se si prova a stimolarlo, risponderà: "Il mondo va così. Che vuoi cambiarlo tu?".
Il presentista è sostanzialmente un ignorante: ignora la storia dell'umanità, del pensiero, delle culture. E per questo non ha neppure l'unica idea che tiene in vita il passatista: il culto del passato, della grandezza del passato. Il presentista è il frutto peggiore dei nostri tempi, ha rinnegato anche lo studio e lo sforzo conoscitivo perchè ritenuti inutili e quindi è risucchiato negli eventi contemporanei senza avere le chiavi per decifrarli e opporvisi. Il presentista si riduce al carpe diem più meschino, all'edonismo più imbecille, alle mode più tristi. Il presentista è depresso, rinunciatario, noioso e annoiato, arrendevole e arrivista, cialtrone, affarista, carrierista, apatico, utilitarista.
Il mondo dei presentisti è quello che vediamo oggi: un mondo soggetto a progressiva desertificazione culturale, sociale, politica, ideale.
In questo mondo due sono le vie che si aprono al presentista: vivere da predatori (presentista A) o vivere da prede (presentista B). Spesso le due vie non sono scelte, ma seguono le predisposizioni naturali dei vari presentisti. C'è chi sfrutterà la situazione perchè più aggressivo e dominatore e diventerà così presentista di tipo A. E c'è chi invece subirà la situazione perchè più debole e diventerà presentista di tipo B. Due esempi per chiarire: nel mondo dello spettacolo televisivo contemporaneo, che è un mondo dominato dal presentismo più avanzato, l'uomo di spettacolo è il presentista A (che viene pagato per produrre sciocchezze), lo spettatore è il presentista B (che paga per vedere sciocchezze). Entrambi sono passivi recettori della cultura di massa, ma il presentista A riesce ad sfruttarla a personali fini d'arrivismo affarismo carrierismo, mentre il presentista B la subisce due volte (dal sistema e dal presentista A).
Il passatista era ed è un avversario a volte duro: conosce il passato e lo difende a spada tratta. Per convincere un passatista, occorre essere un vero netfuturista, ma alla fine basta proporgli di fare un passo ulteriore: il passato prima si conosce, e poi si supera.
Il presentista è un avversario ben peggiore. Non conosce e non vuole conoscere. Ignora il passato e il presente. Con il presentista non si può discutere di nulla, perchè tutto ignora. Con il presentista non si possono avere relazioni, perchè non sa relazionarsi.
Il presentista è un non-avversario.
Ridateci i passatisti!
Antonio Saccoccio

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mercoledì, settembre 09, 2009

NetFuturismo e formazione: la battaglia continua

Sono anni che il NetFuturismo ha individuato nella scuola e nella formazione i principali morbi che impediscono qualsiasi evoluzione socio-culturale nel nostro Paese. Tante volte abbiamo sottolineato come il modello gerarchico-trasmissivo è, se non da seppellire definitivamente, almeno da riconsiderare seriamente. Ovviamente l'ondata reazionaria in atto da anni in Italia su questi temi ha progressivamente occultato tutte le più evolute analisi di settore e le intuizioni dei più brillanti studiosi. Ma noi net.futuristi andiamo avanti, rapidissimi, per la nostra strada, convinti che la nostra è una battaglia indispensabile per le future generazioni.
E' sempre importante in battaglie cruciali come questa trovare validi alleati. Il net.futurismo è aperto su tutti i fronti. Considerazioni interessanti e acute giungono da più parti, anche se il clima attorno a questi temi è ultimamente pesantissimo.
Un valido alleato è senza dubbio Alberto Abruzzese, brillante sociologo ed esperto di comunicazione. Propongo qui di seguito qualche sua considerazione sulla formazione, che sembra estrapolata direttamente dai testi net.futuristi.
"Il paradigma dominante resta quello di una formazione unidirezionale (proprio come si dice della comunicazione televisiva generalista), in cui il sapere si esaurisce nel suo apprendimento, nella sua memorizzazione, e l’esperienza viva delle cose che si insegnano viene gettata all’esterno dell’aula, spazio ancora sovrano, univoco, sull’intrattenimento tra docente e discente, e viene rimandata così al futuro mondo del lavoro, dei mestieri e delle professioni. Certo: molti maestri e insegnanti hanno cercato di cambiare metodi, contenuti, a volte persino se stessi, intervenendo sulle linee di confine tra ambiente didattico, famiglie, comunità di spirito e di territorio. È stato fatto in modo disomogeneo e dal basso assai più che dall’alto, essendo venuta a mancare qualsiasi capacità progettuale da parte delle istituzioni. Ma il paradigma ancora dominante nella mentalità dei sistemi socio-culturali interessati alla formazione è quello di un modello di trasmissione del sapere e del saper fare meccanicistico, dunque un agire formativo chiuso nel tempo e nello spazio. Niente che abbia a che vedere con la fluidità della vita quotidiana e persino molto meno di quanto offrono le dinamiche relazionali della vita sociale, spesso assai più affettive, emotive, coinvolgenti, di quanto si creda. La formazione insiste su una visione di se stessa universalista e insieme episodica, a tempo determinato. Non sa parlare di bisogni, ma di principi e doveri. Le conoscenze che impartisce funzionano più o meno alla maniera dei trasporti, con la loro stessa logica: come se si trattasse di smistare i propri blocchi di sapere da un contenitore, quello grande del formatore, all’altro, quello piccolo dell’apprendista". (Alberto Abruzzese, Educare e comunicare. Spazi ed azioni dei media)
La critica alla formazione chiusa nel tempo e nello spazio, l'insistenza sulla comunicazione monodirezionale, l'impermeabilità della scuola ai reali bisogni, la somiglianza tra il modello comunicativo scolastico e quello televisivo: sono tutti punti cardine della riflessione net.futurista.
Attendiamo che altri studiosi come Abruzzese aprano una breccia nel muro della formazione passapresentista.
Noi intanto continuiamo le nostre battaglie, sempre e comunque in continua evoluzione.
Antonio S.

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