LIBERI DALLA FORMA

IL PRIMO BLOG NET-FUTURISTA

martedì, giugno 22, 2010

Umberto Eco è un neo-apocalittico. Vero o falso?

E' piuttosto difficile partorire grandi cose per tutta la durata della nostra esistenza. Anche i migliori cervelli non producono in continuazione eccellenza. Anzi, spesso si ha una sola grande idea in tutta la vita. A volte 2-3. Difficile comunque restare sempre ad alti livelli.
Umberto Eco è un grande studioso, questo è fuori di dubbio. Ed è anche tra i maggiori pensatori contemporanei. Ma anche lui dimostra che è difficile volare sempre ad alte quote.

Sicuramente uno degli argomenti su cui Eco è oggi più attaccabile riguarda le sue considerazioni sulle nuove tecnologie digitali e sul web in particolare. Sono anni ormai che Eco ripete grosso modo le stesse cose sul web. E tutto questo mentre il web si trasforma. Potremmo citare qua e là suoi interventi orali o scritti, ma la costante è che il suo pensiero su internet non decolla mai. Eco, che tanto sottile è su diversi temi, sul web si impaluda e ristagna.

Un paio di mesi fa Eco ha dichiarato al quotidiano spagnolo El Pais (ne ha parlato bene, tra gli altri, Semioblog):

Uno nunca sabe si lo que le llega a través de Internet es verdadero o falso. Esto no ocurre con los periódicos o con los libros, porque más o menos uno sabe que El País es algo distinto a Abc, que Le Figaro es algo distinto a Libération. Y según el periódico que compra, sabe cuál es la posición del periódico, y se fía o no se fía. Y lo mismo los libros: si uno ve que un libro es de Mondadori o de Columbia University, se piensa que alguien quizá ha elegido este libro y ha impedido que se publicaran otras cosas, pero si ve un editor extraño, no puede saberse nada de antemano. Con Internet no se sabe nunca quién habla.

Insomma, per Eco "non si sa mai se una notizia data su Internet sia vera o falsa", mentre per i giornali o libri questo si sa. Ora ognuno può vedere quanto questa affermazione sia debolissima, ma Eco va oltre introducendo un concetto-chiave per noi: la fiducia.
L'anno scorso attaccammo con convinzione il ricercatore Francesco Antinucci per essersi reso protagonista di un'uscita televisiva in cui parlava del web costellandola di autentiche fesserie. Ora, Eco è studioso di ben altro spessore, soprattutto è un intellettuale a tutto tondo e si guarderebbe bene dallo scadere tanto in basso. Eppure in una cosa i due sono vicini: l'idea che il vecchio mondo dei vecchi media sia un mondo rassicurante, un mondo in cui si possa stare tranquilli, un mondo in cui ci si possa fidare. Ricordate la paradossale e ingenua frase del conduttore Augias che intervistava Antinucci? "Io mi fido di Laterza". Abbiamo tanto preso in giro il povero presentatore per questa sua ingenua affermazione. Beh, Umberto Eco non arriva a tanto, ma torna a dire che lui dei giornali riesce in qualche modo a fidarsi.
Questo atteggiamento di "fiducia" negli old media e di preoccupazione per i nuovi è davvero quello che rende il pensiero di Eco sul web un pensiero medio, al limite del luogo comune. Un luogo comune espresso con belle parole al massimo e con buone argomentazioni. Ma pur sempre un luogo comune. Anche lui a volte per definire il web usa termini apocalittici come "degenerazione totale" o vaghissimi come "virtuale". Senza calcolare tutta l'enfasi sul vero e sul falso, che appare davvero maniacale.

La verità è che Eco non è più in grado di partorire intuizioni come quelle di Opera aperta o Apocalittici e integrati. E probabilmente neanche più romanzi come Il nome della rosa.

Eco probabilmente non dirà mai nulla di straordinario sul web. E il motivo è chiaro: Eco può al massimo pensare al web come luogo di studio, mentre il web si può capirlo solo se lo si vive.
Il web lo può comprendere solo chi lo vive intensamente. E lo vive in modo pieno e allo stesso tempo critico. Dove per "critico" intendiamo esattamente l'indagine sull'uso del medium. Immergersi nel web, ma anche attuare una metariflessione continua sul medium stesso. E qui torniamo al discorso che abbiamo fatto altre volte. E' in fondo sempre stato così: c'è chi pensa soltanto e chi vive e fa concretamente qualcosa. Ad un certo punto della sua vita Eco è stato capace di vivere il proprio tempo e ha saputo partorire testi fondamentali come Opera aperta. Ora Eco non vive più il suo tempo, o comunque non lo vive pienamente (perchè se oggi non si vive il web non si può dire di essere pienamente dentro la cultura del nostro tempo). E allora non può produrre nulla di considerevole, almeno in questo campo. Per chi ha poi una visione d'avanguardia, come noi net.futuristi, che siamo interessati al fare e non alla speculazione da salotto, il pensiero di Eco è davvero troppo limitato. Mi torna sempre in mente la critica di Marinetti ai filosofi del suo tempo (Bergson in primis): non possono capire perchè sono seduti comodamente sulle loro poltrone universitarie. E' più o meno quello che accade anche oggi. Eco trascura la rivoluzione paradigmatica epocale che il web ha portato nel campo della conoscenza (e non solo). Chissà, lui che salutava la novità delle composizioni aperte del suo tempo, cosa penserebbe del web se sapesse dell'esistenza di un network come il nostro, che vive in connessione costante 24 ore su 24 producendo un ingigantimento delle facoltà intellettive, emotive e creative di ogni individuo membro del network stesso e che continuamente produce opere che sono frutto realmente di intelligenza moltiplicata (non uso di proposito il termine "intelligenza connettiva", perchè anche in questo caso sto iniziando a pensare che sia solo una bella parola). Quello che si fa oggi qui sul web con esperienze simili è di gran lunga più avanguardista rispetto alle sperimentazioni di nicchia degli anni Cinquanta e Sessanta. Ma di questo Eco non sa nulla purtroppo. E se lo sa e non ne intuisce l'impatto realmente rivoluzionario è ancora più grave. E d'altra parte è anche questa la cultura del web: non più grande attenzione su singoli individui-divi da una parte e masse abbrutite nella contemplazione-adorazione del genio dall'altra, ma presenza di tanti punti di aggregazione, in cui prevale la partecipazione condivisa alla costruzione più che la divisione in ruoli del tipo attore-spettatore. Internet è complessità, è apertura totale, è costruzione e distruzione continua.

Ecco, questo cambiamento paradigmatico è quello che sfugge ad Eco e a studiosi del suo tempo. Ed ecco che internet al massimo è visto come archivio, come nuova biblioteca. Ed allora è tutto un parlare di filtri, di fiducia, di selezione delle fonti. Insomma, il web visto con la mente tipografica. Il che francamente non può portare da nessuna parte.

La verità è che in fondo Umberto Eco è un neo-apocalittico.

Chiediamo soltanto un favore. E non lo chiediamo ad Eco. Chiediamo ai giornalisti di fare domande sul web a chi vive il web da dentro, e non come un visitatore occasionale (magari in cerca di un testo come se fosse in biblioteca). C'è tante gente qui che è in grado di spiegare davvero quello che sta accadendo da una decina d'anni. Perchè lo vive. Perchè l'ha, più meno, compreso. Tutto qui.

E ora vado, per puro gioco (?), a trasformare la voce di wikipedia di Umberto Eco (sì, proprio a lui che si lamenta tanto di questa sua voce in cui ci sono così tanti errori sul suo conto). Scriverò "Umberto Eco è un neo-apocalittico". Qualcuno forse (sicuramente) lo cancellerà. Sarà per questo falsa la mia affermazione? Sarà vera? Chissà che ne pensa di tutto questo l'illustre semiologo...

Antonio Saccoccio

UPDATE. La mia modifica alla voce wikipedia di Eco (19:41, 23 giu 2010) è stata cancellata dopo 20-30 secondi. Per wikipedia Italia Umberto Eco non è un neo-apocalittico. Per wikipedia Italia.

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lunedì, giugno 07, 2010

Boccioni, il Net.Futurismo e gli artisti cialtroni

"In Italia, il pittore o lo scultore quando non è uno snob rammollito con una mentalità larga quanto una schifosa pignatta greca o un sarcofago etrusco, è di solito un lebbroso cialtrone privo d’idee e di pulizia, il cui cervello per essere profondamente pittorico non deve andare più in là della fetida pipa" (Boccioni)
Sostituiamo i termini "pittore" e "scultore" con il termine "artista" e chiediamoci: dopo 100 anni sono valide ancora queste affermazioni?
Quando il Net.Futurismo denuncia l'imbecillità di chi si fa chiamare oggi "artista" esagera o non fa che portare avanti le opinioni di chiunque (Boccioni, Marinetti, Saccoccio, Giorgetti, Schneegass, Balice, Raimondo) sia provvisto di un buon cervello?
Andiamo avanti coraggiosamente verso l'oltre-arte, verso l'arte con la a nana.
Antonio Saccoccio net.futurista

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