LIBERI DALLA FORMA

IL PRIMO BLOG NET-FUTURISTA

giovedì, gennaio 28, 2010

Una scuola per il Futuro: la rivoluzione del sistema scolastico italiano parte dal web

“Una scuola per il Futuro”

La rivoluzione del sistema scolastico italiano parte dal web

La condizione della scuola italiana è sotto gli occhi di tutti. Gli studenti non sono soddisfatti, i genitori non sono soddisfatti, gli insegnanti non sono soddisfatti, i dirigenti scolastici non sono soddisfatti. Attorno a questo clima di generale insoddisfazione si respira un altrettanto generale clima di arrendevolezza. Gli insegnanti cercano di rispondere a questa crisi adottando varie condotte, che nella quasi totalità dei casi non fanno che accrescere o lasciare intatta la crisi. Molti docenti decidono di fregarsene e cerca di sopravvivere, senza mettersi troppo in gioco e in discussione, contando i giorni che li separano dalla pensione. Altri sono invece impegnati ad urlare e sbraitare quotidianamente la propria frustrazione, colpendo a turno tutti gli altri attori coinvolti nel sistema scuola. Ministri, dirigenti, genitori e ovviamente studenti: tutti sono meritevoli di velenosi insulti. Una terza via d’uscita è quella dell’insegnante diligente e gran lavoratore, che ogni giorno si impegna in un oscuro e faticosissimo lavoro per cercare di dire (e farsi dire) “sono un ottimo insegnante”. Davvero encomiabile, ma anche quest’ultimo atteggiamento, così come evidentemente gli altri due succitati, non rappresenta che una bandiera bianca alzata di fronte alla crisi della scuola contemporanea. Cosa fare quindi? Quale atteggiamento deve oggi avere un insegnante? La nostra risposta non ammette dubbi: occorre mettere finalmente tutto in discussione. Se le piccole correzioni di volta in volta introdotte nella scuola (didattica modulare, debiti formativi, griglie di valutazione, voto di condotta, etc.) non hanno portato a nulla, è solo perché non si è avuto il coraggio di mettersi completamente in gioco, di sospettare delle più tradizionali pratiche didattiche.
La realtà contemporanea è una realtà profondamente differente rispetto a quella di 20-30 anni fa. Gli insegnanti possono tranquillamente continuare a guardare con ammirazione (e persino nostalgia) alle lezioni del loro professore preferito durante gli anni Settanta e Ottanta, quando frequentavano il liceo. Ma una cosa non è più accettabile: non si può pretendere di trasportare quel modello nel 2010. Il mondo nel frattempo ha subito una delle trasformazioni più traumatiche da diversi secoli. Con la nuova rivoluzione tecnologica sono stati stravolti dalla base i tradizionali paradigmi del sapere. E in molti casi lo stravolgimento è stato salutare. La realtà in cui vive un “nativo digitale” ha caratteristiche che non possono non essere prese in considerazione nel momento in cui si parla di apprendimento e formazione. La condizione postmoderna va osservata con attenzione e compresa in profondità. Liquidità? trasparenza? complessità? Tutto questo non può essere trascurato pensando alla formazione delle ultime generazioni. Nuovi paradigmi del sapere si sono affacciati sulla scena mondiale: la scuola ha fatto finta che nulla fosse accaduto, provando anzi ad espellere le novità come fossero virus letali. In realtà la scuola ha il compito di fare i conti con la realtà, di comprendere e lasciarsi persino attaccare dai virus. Alzare le barricate significa condannarsi all’emarginazione dalla vita reale. Il nuovo spaventa sempre chi non conosce o non vuole conoscere.
Questo preambolo è necessario per porre gli obiettivi di questo gruppo nato all’interno del ning La scuola che funziona, gruppo che abbiamo voluto significativamente chiamare “Una scuola per il Futuro”. L’obiettivo è quindi quello di pensare e costruire una scuola possibile in un futuro (si spera vicino), ma anche una scuola capace di dare, al contrario di quella attuale, un futuro alle nuove generazioni.
I docenti impegnati in “Una scuola per il Futuro” non sono menefreghisti, non sono rassegnati, non urlano contro questo o quell’altro, ma non sono neppure asini di fatica che lavorano instancabilmente contribuendo a legittimare lo status quo. I docenti impegnati in “Una scuola per il Futuro” si impegnano a fondo, ma per il rinnovamento. Sono consapevoli che oggi il compito prioritario di una scuola che funziona è quello di proclamare a gran voce che il vecchio paradigma trasmissivo, antipratico e nozionistico è incapace di affrontare le sfide formative del terzo millennio. È necessario riconsiderare completamente le pratiche didattiche, è necessario mettere in discussione tutte le teorie implicite che bloccano alla base la nostra azione di sano e improrogabile rinnovamento. Il docente è ancora schiavo dei voti, dei compiti a casa e di quelli in classe, dei programmi, della disciplina, e di altre mille convenzioni scolastiche. Non bisogna avere paura di lasciare il sentiero più battuto, soprattutto quando questo sentiero è diventato così accidentato e sconnesso da essere ormai impraticabile.
Il gruppo “Una scuola per il Futuro” si propone i seguenti concreti obiettivi:
- sviluppare, attraverso lo studio, l’analisi e il confronto costante, i nodi concettuali attorno ai quali possa prendere avvio un’idea di scuola adeguata a formare i giovani del XXI secolo. Una scuola seducente, una scuola non separata dal mondo, una scuola in cui sia un piacere trascorrere del tempo, una scuola in cui l’apprendimento sia significativo per le nostre esistenze, una scuola viva. Lo studio sarà condotto con un costante riferimento a ciò che accade concretamente sul campo (la scuola), attraverso monitoraggi, sondaggi e analisi statistiche. Nessuno spazio per l’accademismo, nessuno spazio per modelli pedagogici autoreferenziali.
- presentare i risultati di queste analisi in una pubblicazione (cartacea e digitale), che contenga l’esposizione programmatica delle 10-12 questioni fondamentali da affrontare per rivitalizzare finalmente la scuola italiana. Tutto il 2010 sarà dedicato allo studio, alla raccolta dei dati, all’analisi e al confronto tra noi colleghi, formatori, studenti e altri attori del sistema scuola. La stesura dei contributi e la pubblicazione è prevista per i primi mesi del 2011.
- presentare i risultati di questi studi in numerose occasioni pubbliche: conferenze e convegni sulla scuola, sulla didattica, sull’apprendimento; giornate di studi e seminari presso istituti scolastici italiani di ogni ordine e grado e università.
- diffondere le idee promosse dal nostro network in siti web che si occupano di questi temi, o anche su riviste, quotidiani cartacei e altri old media.

Ora non resta che darsi da fare.
Il futuro della scuola lo costruiamo noi.

Antonio Saccoccio

* Il ning La scuola che funziona nasce da un'idea di Gianni Marconato (formatore e teorico di orientamento costruttivista, sviluppatore di ambienti di apprendimento sul web). Il gruppo Una scuola per il Futuro è stato creato ed è coordinato dal duo Mariaserena Peterlin - Antonio Saccoccio (Net.Futurismo)

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domenica, gennaio 17, 2010

Di chi è Lentamente muore? False le attribuzioni a Pablo Neruda e Martha Medeiros.

Qual è l'autore della poesia Lentamente muore?
Chi naviga sul web con ogni probabilità conoscerà il caso del testo Lentamente muore, certamente uno dei brani più famosi che da tempo circola su internet. Attribuito dai più a Pablo Neruda, in realtà è di Martha Medeiros, giornalista e scrittrice brasiliana.
Per anni ha circolato sul web questa poesia di Neruda, copiata dai blogger di tutto il mondo, inviata per email come messaggio di augurio per l'anno nuovo, scelta come frase di presentazione di profili msn e facebook da migliaia di navigatori.
La questione della paternità in Italia è stata sollevata e risolta grazie al noto intervento in Senato di Clemente Mastella (nel gennaio 2008), che attribuendo i versi al poeta cileno ha causato al pronta reazione della fondazione Pablo Neruda, che ha chiarito l'equivoco.
Ha reagito, ben più vigorosamente, Stefano Passigli, l'editore delle opere di Neruda in Italia, che ha affermato in un comunicato: "Chi conosce la sua poesia - spiega Passigli - si accorge all'istante che quei versi banali e vagamente new-age non possono certo essere opera di uno dei più grandi poeti del Novecento". Fermiamoci un attimo a riflettere su questa affermazione. Passigli ha tutto il diritto di criticare chi, non conoscendo l'opera di Neruda, attribuisce quei versi ad altri, ma è arrogante e patetico quando li definisce "banali e vagamente new-age". Quei versi sono vita, la vera vita. E - per fortuna - milioni di persone in tutto il mondo sono capaci di riconoscerne la forza.
La vicenda non è - come i più credono - una delle tante curiosità di internet, ma rappresenta perfettamente le rivoluzionarie prospettive che apre il web (soprattutto nella sua versione 2.0) rispetto ai tradizionali media.
Due mondi si stanno scontrando da un decennio, da quanto il web è entrato nelle case degli italiani.
Il primo mondo è quello della tradizione, delle voci che parlano in cattedra, delle firme, dei titoli di studio in bacheca: è il mondo della stampa, della tv, della radio, del cinema. Un mondo ad una direzione e ad una dimensione. Ci sono pochi che conquistano (non si sa bene come) il diritto di essere credibili, e poi il resto della popolazione, massa oscura e indegna della minima attenzione e considerazione. Tutto è certo, trionfa il dogma.
Il secondo mondo è quello dell'innovazione, delle voci che parlano l'una al fianco delle altre, senza firme, senza titoli in evidenza: è il mondo del web. Un mondo multidirezionale e multidimensionale. Tutti hanno conquistato il diritto di esprimersi in pubblico, tutti possono essere credibili. Tutto è in discussione, trionfa il dubbio.
Questo è uno scontro tra due mondi che non possono pacificamente convivere, anche se in molti (sempre per ragioni di convenienza oppure per il solito moderatismo trionfante negli spiriti poco audaci) sostengono la pace tra media vecchi e nuovi. In realtà gli old media lottano strenuamente per non soccombere di fronte alla violenza barbarica (ma sanissima) dei nuovi media.
Vediamo cosa è successo in questo caso. Non si sa bene come e da chi è partita l'errata attribuzione, ma certamente il brano della Medeiros ha avuto sul web un'enorme diffusione proprio perchè attribuito ad un poeta famoso come Neruda. Gli utenti del web non sono infatti pienamente consapevoli della forza del nuovo medium, e continuano a crescere nella scuola italiana (trionfo della tradizione e della conservazione, del principio d'autorità, dell'adorazione degli Artisti e dei Poeti), in cui si insegna a venerare il nome sacro dell'Infallibile Poeta, non a cercare di comprendere il reale valore di una poesia indipendentemente da chi è l'autore. Crescono anche con la tv, che diffonde la medesima adorazione per Attori, Cantanti, Calciatori, etc.
L'errore Neruda/Medeiros può essere nato in due modi: involontariamente o volontariamente.
Nel primo caso, chissà come, qualche utente deve aver erroneamente scambiato i nomi dei due.
Nel secondo caso, invece, si tratta di una falsa attribuzione voluta, operazione non rara tra chi il web lo conosce bene.
Come dicevo sopra, siamo in una fase in cui il nuovo medium mette tutto in dubbio, ma i vecchi media e la scuola tendono a dare certezze. Quindi se si vuole far circolare un testo è ancora molto più facile farlo circolare con il nome di Neruda, piuttosto che con il nome di una sconosciuta giornalista brasiliana. E' in fondo la stessa tattica adoperata da chi cerca di far leggere i propri messaggi sul web mettendo nel titolo parole come "ragazze, sexy, porno, Cicciolina, etc.". Neruda usato come Cicciolina? Esattamente. Il divismo mediatico ha le sue leggi: poeti, attori, calciatori e pornodive... non fa differenza.
In pratica, in questi e altri casi, alcuni utenti che conoscono maggiormente le potenzialità del nuovo medium sfruttano, per raggiungere i loro scopi, proprio quei pregiudizi old-mediatici che il web sta abbattendo.
Riassumiamo. Il web è il trionfo dell'orizzontalità e della demolizione del principio di autorità. Ma gli utenti sono ancora quasi tutti abituati ai rapporti gerarchici e verticali (passatisti o presentisti che siano) e stanno solo lentamente mutando sensibilità (scuola e old media si oppongono strenuamente a questa trasformazione). Quindi gli utenti più consapevoli e sensibili alla rivoluzione in corso hanno un compito assai difficile: cercare di sensibilizzare tutti gli individui nel più breve tempo possibile ai problemi aperti dai nuovi media. La lezione del caso Lentamente muore è proprio questa: il brano, sfruttando il nome di Neruda, ha avuto diffusione mondiale. Si sono diffuse idee vitali, il nome di Neruda di certo è più conosciuto, e anche quello della Medeiros. Il risentimento della vecchia editoria è ancora una volta fuori luogo.
Un altro passo.
La via d'uscita per il futuro non sarà chiedersi chi è l'autore di un brano, ma chiedersi innanzitutto se il brano è valido o no.
Il messaggio del testo è ottimo.
E' di Neruda? Benissimo.
E' della Medeiros? Benissimo.
L'autore non conta. Forse il più intelligente è stato chi è arrivato ad attribuire ad entrambi il brano.
In realtà il testo dovrebbe essere di tutti, di tutti gli internauti che lo hanno letto e ci si riconoscono.
E allora, considerando che il testo è energico e vitale, la visione del mondo coraggiosa e ottimistica, vi annuncio che l'autore di Lentamente muore è NetFuturismo.
Antonio Saccoccio

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domenica, gennaio 10, 2010

netfuturisti contro le illusioni artistiche passatiste e presentiste

Molti - poveri illusi - sostengono che il vecchio mondo possa tranquillamente convivere con il nuovo. Molti - poveri sprovveduti - credono che la rivoluzione neotecnologica non abbia mutato profondamente la nostra sensibilità e la nostra intelligenza. Moltissimi - poveri imbecilli - continuano a fare Arte come se i media digitali non esistessero.

Noi netfuturisti sosteniamo che queste illusioni e queste imbecillità le pagheremo molto care.

Fortunatamente qualcuno non è così illuso sprovveduto imbecille. Ecco una sintetica ma chiarissima affermazione di Mario Costa, studioso di estetica dei nuovi media:

"Credere che le “arti tecniche” possano pacificamente coesistere assieme a quelle “tecnologiche” e “neotecnologiche”, è un errore: le arti ultime arrivate agiscono profondamente su quelle che le hanno preceduto e cambiano il loro modo di essere e di apparire: ad esempio, la pittura di dopo la fotografia non è più quella di prima, la fotografia di dopo l’immagine digitale non è più quella di prima, il cinema di dopo l’elettronica e gli effetti speciali non è più quello di prima"

Costa critica giustamente l'atteggiamento passatista, ma non meno deprecabile è per noi netfuturisti l'atteggiamento presentista. Chi ad esempio usa a scopi artistici i nuovi media in modo decorativo, senza mutare in alcun modo la concezione estetica e culturale di riferimento, è forse in una posizione ancora più ingenua di chi fa finta che in nuovi media non esistano. Sul web è praticamente infinita la schiera di cultori di fotografia, net.art, video-art, software-art che hanno una concezione dell'Arte non dissimile (e spesso anche meno nobile) a quella del pittore ottocentesco.

Potrebbe sembrare eccessiva tutta questa attenzione all'Arte, proprio quando sta già perdendo la sua specificità e sta mutando in "oltre-arte". Ma se c'è qualcuno che fa ancora Arte e non capisce che oggi si può e deve fare solo arte, è chiaro che in molti vogliano ancora vecchi paradigmi (autoritari gerarchici piramidali) nel campo del sapere e nel campo della politica.
Tutta la realtà sarà presto radicalmente e profondamente influenzata dalla "retarchia" scoperta dal Net.Futurismo.
Antonio Saccoccio

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