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lunedì, giugno 13, 2011

Asian Lednev, creatore di mondi: trionfa la retealtà

L'evento di sabato 11 giugno a Roma, presso il museo della chiesa di San Giovanni de' Fiorentini, è uno di quelli su cui vale la pena fermarsi a riflettere per qualche minuto.

Per l'occasione si presenta l'esposizione Asian Lednev, creatore di mondi, ideata e curata da Emmanuele Jonathan Pilia, Sveva Avveduto e Guido Massantini per esplorare il percorso artistico di Fabio Fornasari. Inoltre si presenta il catalogo della mostra, edito da Avanguardia 21. Intervengono anche alcuni esponenti di ALTA e William Nessuno, anche loro fondamentali per la riuscita dell'evento.

Non è il caso di soffermarsi troppo sulla riuscita del vernissage, completa ed evidente per tutti gli intervenuti.

E' invece il caso di riconoscere che eventi del genere sono il frutto della retealtà da noi sognata. Sì, la retealtà. Ci si trovava, a prima vista, di fronte al classico vernissage, di quelli che se ne vedono a centinaia a Roma in una settimana, di quelli che la gente ricorda solo perchè c'è un amico che espone la sua vanità o perchè previsto ampio buffet al termine. Ad un occhio superficiale il vernissage di sabato 11 sembrerebbe come gli altri. E invece per chi è attento e sensibile ai cambiamenti c'era del nuovo, c'era dell'immensamente nuovo. E la novità si chiama retealtà. Il clima sereno e leale, l'entusiasmo vero e vivo che si respirava sono il risultato di un cambiamento paradigmatico. L'11 si è avuto uno svernissage reteale, e per questo antitradizionale. Reteale perchè la maggioranza di coloro che hanno partecipato all'evento sono entrati in contatto, si sono conosciuti e hanno preparato l'evento stesso attraverso la rete, sul web. Senza internet non avrei conosciuto E. J. Pilia, non avrei conosciuto F. Fornasari e Sveva Avveduto, non avrei conosciuto M. Ercolani ed E. Battipaglia, non avrei conosciuto Marina Bellini, non avrei conosciuto William Nessuno. E non avrei conosciuto Marco Rossi Lecce e Francesca Franco. Non avrei conosciuto Loretta Bertoni, Elisabetta Mattia, Marco Zappa, Gianluigi Ballarani, Mauro Piccinini. Non avrei conosciuto Vitaldo Conte. Tutti amici presenti l'11 giugno (e scusate se dimentico qualcuno). L'intera casa editrice Avanguardia 21 nasce da un gruppo di artisti e attivisti che sono entrati in contatto grazie alla rete. Una casa editrice nata in rete. Avanguardia 21 è entrata in contatto con ALTA grazie alla rete. Ma questo è ancora poca cosa. La retealtà non è ancora questa.
La retealtà inizia a realizzarsi quando, come nel caso dell'11 giugno, i rapporti nati sul web si trasferiscono sul territorio. E non basta neppure questo. La retealtà si realizza pienamente soltanto quando i rapporti nati in rete trasferendosi sul territorio mantengono le stesse caratteristiche reticolari, orizzontali e antigerarchiche che contraddistinguono le relazioni sul nuovo medium (quando è interpretato nel migliore dei modi e non replica modelli old-mediali). Sì, perchè i rapporti che nascono sul web solitamente sono meno sporchi rispetto a quelli nati al di fuori del web. E' molto più facile riconoscersi compagni d'avventura sulla base di semplici affinità elettive, e più difficile stabilire rapporti meschini basati sul calcolo, l'interesse, l'arrivismo, etc.
Nessuna meraviglia quindi nel ritrovarsi catapultati in un vernissage (quello dell'11 giugno) in cui l'artista non è un divo preoccupato solo di vendersi bene e di mantenere le distanze con il pubblico, il curatore si sporca le mani "lavorando" instancabilmente dalla mattina alla notte, gli editori sono persone competenti e non avidi mercanti. Un vernissage in cui tutti dialogano e si relazionano su un piano di reciproco rispetto e stima, senza che nessuno faccia pesare la propria presunta "superiorità". Incredibilmente la retealtà favorisce e garantisce ciò che fino a pochi anni fa era piuttosto raro incontrare in questi ambienti: la creazione di rapporti umani antigerarchici, autentici e disinteressati. Ecco perchè, sabato pomeriggio, quei pochi individui passatisti e presentisti che si aggiravano per il museo sono stati riconosciuti immediatamente: erano una volta tanto in minoranza. Il critico che si atteggia e guarda tutti dall'alto verso il basso, l'artista che si dà un certo tono perchè lui non è un comune mortale come gli altri, l'arrivista rampante pronto a leccare il sedere a tutti i potenti pur di scalare la società: tutti costoro sono stati ignorati, o al massimo liquidati con un paio di commenti divertiti e neppure cattivi: si deve pur gioire un attimo per un mondo che per nostra fortuna sta finalmente crollando sotto il peso della propria ipocrita inconsistenza?
Quando le inutili gerarchie crollano resta il piacere di vivere in modo autentico: l'artista ha spessore e non deve atteggiarsi ad artista, il curatore ha tanto da dire e non deve prepararsi tanti giri di parole per confondere il pubblico, gli editori sanno di non vendere immondizia e quindi sono estremamente credibili e rilassati.


L'evento dell'11 giugno segna un'importante vittoria proprio di questo nuovo paradigma: la nuova comunicazione orizzontale reticolare, importata dalla rete globale, sta lentamente corrodendo la comunicazione piramidale tradizionale. Si passa da un mondo di individui divisi in superiori e sottoposti, dominati e dominatori, ad un mondo di uomini e donne che si relazionano sullo stesso piano umano. Si sta insieme per il piacere di vivere un'esperienza insieme, non perchè si deve farlo (per convenienza, utilitarismo, opportunismo, servilismo, etc.).
Nella retealtà conta chi siamo, non il ruolo che ricopriamo.
Nella retealtà si scopre il piacere di vivere, allontanando il dolovere* della sopravvivenza.



Antonio Saccoccio

* per chi ha poca familiarità con il linguàrtritamòt: dolovere = dolore derivante dal dovere.

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