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martedì, novembre 27, 2012

Sulle manifestazioni pacifiche, buoniste e legalissime di responsabili e rispettosi cittadini postmoderni

Lo scorso sabato 24 novembre c'è stata infine la manifestazione contro i provvedimenti del governo in materia scolastica. Mi offre lo spunto per parlarne l'amica Helena Velena, che ha ironizzato amaramente qualche giorno fa sull'"ecumenico buonismo pacifista delle passeggiatine". La ringrazio perchè così mi sento meno solo nel deprimermi di fronte a tanto misero spettacolo. Sul fatto che le manifestazioni siano rilassanti e divertenti passeggiate tra amici credo non ci siano più tanti dubbi. Che poi ci sia lì in mezzo qualcuno che dà qualcosa in più è per la legge dei grandi numeri possibile e probabile. Ma in questo caso l'ironia di Helena Velena ha colto nel segno per due motivi. Innanzitutto perchè se si sta protestando contro qualcosa non si può andare fieri di non aver creato problemi all'ordine pubblico. Non si può essere soddisfatti che il potere ci qualifichi come "ordinati", "civili", "rispettosi", etc. Perchè? Vediamo: l'ordine è qualcosa di poliziesco che in queste situazioni andrebbe respinto radicalmente; per civiltà bisogna vedere cosa si intende, perchè se è civiltà il sistema soffocante che abbiamo costruito fino ad oggi, allora preferiamo essere incivili; di rispetto si potrebbe anche parlarne, ma coloro che gestiscono il potere non sono certo rispettosi nei nostri confronti, quindi il minimo che si possa fare è trattarli allo stesso modo. Il fatto è che il sistema dominante di pensiero si è ormai imposto nelle docili menti global-ammaestrate in modo talmente subdolo e convincente, che i pacifici cittadini manifestano oggi contro quelle stesse persone dalle quali poche ore dopo si aspettano il plauso per essere rimasti bravini bravini nei confini della legalità e della civiltà! E' una condizione di asservimento psicologico, di subordinazione totale da cui ormai in pochissimi riescono a sottrarsi. E così sabato abbiamo persino registrato il plauso delle questure cittadine, che si complimentavano con i manifestanti perchè sono stati pacifici e buonini al posto loro. Una bella inutile passeggiata nei centri cittadini. Il punto è che dissentire da un sistema prevede un linguaggio e modalità di espressione eversive e sovversive. Bisogna portare lo sconvolgimento della quotidianità in queste contestazioni, altrimenti non si può mai realmente lasciare il segno. E qui giungiamo direttamente al secondo nodo della questione: l'incapacità di manifestare sovvertendo l'ordine stabilito (dal potere dominante) è diretta conseguenza dell'incapacità di concepire modalità esistenziali radicalmente differenti da quelle note e date. Andando a vedere poi in fondo alle motivazioni di questa protesta, la gente non chiede un mondo differente: chiede fondi per la scuola. Tutto deve continuare così com'è, ma con più soldi. Non c'è nessuna richiesta di una revisione della scuola. E non stiamo qui a chiedere l'eliminazione dell'istituzione scolastica (cosa che pure sarebbe auspicabile che almeno riuscissero a concepire le frange più evolute di questi manifestanti), ma almeno una visione che non sia completamente allineata a quella dei regimi democratici occidentali, che schiacciano la nostra umanità meccanizzando e plastificando le esistenze dalla culla alla bara. E invece questi manifestanti non chiedono altro che maggiore istruzione così com'è, chiedono in sostanza (ma non lo sanno) una maggiore militarizzazione della loro esistenza. Nessuno stravolgimento, nessuna eversione, nessun pensiero forte. Si cerca per prima cosa di essere "accettati" dal potere, e quindi ritenuti responsabili, civili, pacifici, bravini, buonini. Coglioni insomma. Bisogna restare nell'imbecillità, non creare problemi di nessun tipo. Guai ad evidenziare pensieri un poco superiori alla media governativa! Guai a creare una situazione urbana realmente sovversiva! Tutto deve essere prevedibile, banale, persino noioso. Ho letto che in un corteo hanno esposto uno slogan che recitava: "Spezziamo le catene". Ebbene, se questi sono i modi che abbiamo per contrastare lo status quo, posso dire che le catene ce le terremo ancora per molto.
Lo ribadisco ancora una volta: il sistema che domina e schiaccia le nostre esistenze riducendoci ad ammassi indistinti di corpi mangiadormiebevi è un sistema dotato di un'ideologia forte e tenace. E' il sistema del produttivismo, dell'economicismo, dell'utilitarismo, dell'autoritarismo, del gerarchismo, del carrierismo. Di fronte a tale arsenale non si può lottare con questa mollezza, perchè al sistema il nostro "spezziamo le catene" fa il solletico e forse neppure quello! Ce ne renderemo conto prima o poi di tutto questo? 
Recuperiamo coraggio, energia, passione, generosità, spontaneità, convinzione nei nostri ideali, vitalità. Cervello sempre finissimo e mai assopito. Recuperiamo la risata dissacrante, la parodia eversiva, il teppismo intellettuale. E un linguaggio imprevedibile, non omologato, non conformato al potere. Queste sono le armi con cui possiamo tentare di ottenere qualcosa. Continuare a stare lì a tentennare, magari aspettando pure che ci dicano che siamo "bravi a protestare", è un fallimento. Cosa aspettiamo, che ci diano pure una medaglia come "manifestante più corretto dell'anno"? Magari qualcuno ne andrebbe pure fiero... Dico tutto questo con un fondo di amarezza, perchè io vivo nella protesta. Ma non ci devono considerare nè bravini, nè buonini, nè responsabili. Ci devono vedere come pericolosi, cattivi, estremi e radicali.
Lo scorso anno avevo scritto che anche il movimento degli indignados è troppo poco radicale e che per questo è apparentabile alle altre rivolte postmoderne. Forse solo gli Anonymous hanno intrapreso la strada giusta, proprio perchè giocano sull'imprevedibilità, sulla sfuggente imprendibilità, ma anche in questo caso bisogna stare attenti, perchè il rischio del cazzeggio presentista fatto di passeggiate, mascherate e poco più è sempre dietro l'angolo. Il sistema della società spettacolare è sempre pronto a riassorbire anche i fenomeni più eversivi.
La sovversione di cui abbiamo bisogno, la sovversione che prepariamo, necessita di un lavoro quotidiano condotto con passione, attenzione e dedizione totale, non si  improvvisa sfilando per strada da bravi e buoni cittadini  per tre giorni l'anno.

Antonio Saccoccio

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